Diga di Rosamarina (Palermo)
Ubicata nel contesto della valle del San Leonardo in prossimità dell’abitato medioevale di Caccamo, in Provincia di Palermo, sbarrando il fiume San Leonardo a circa 6 km dalla foce, la diga, con un bacino imbrifero sotteso di circa 500 km2, determina l’omonimo lago che spicca perché ben inserito nel paesaggio.
Inquadramento
La diga Rosamarina è stata concepita per soddisfare le esigenze di irrigazione di un comprensorio di 15.200 ettari, compresi tra la piana di Lascari, in prossimità di Cefalù, e l’agro di Villabate, posto alle porte della città metropolitana di Palermo. Ad oggi la derivazione delle acque dal serbatoio avviene ad uso irriguo (49 milioni di m3 annui), potabile (30 milioni di m3 annui) e marginalmente per la produzione di energia elettrica.
Geologia
Lo sbarramento sorge in una stretta gola naturale erosa, nel tempo, dal corso del fiume San Leonardo. La formazione su cui è impostata la diga è di natura rocciosa, costituita da dolomie e calcari dolomitici. Per ridurre le infiltrazioni attraverso le formazioni calcaree della stretta, permeabili per fessurazione, è stato realizzato lungo la sezione di imposta uno schermo di impermeabilizzazione a raggiera esteso per circa 50.000 m2, mediante iniezioni cementizie.
L’imposta della diga ha richiesto l’esecuzione di circa 500.000 m3 di scavo in roccia e l’impiego di un volume di 350.000 m3 di calcestruzzo.
Caratteristiche
Il corpo diga, realizzato con conci di calcestruzzo giuntati tra loro, ha uno schema di funzionamento ad arco-gravità. Lo sbarramento appoggia sulla roccia di fondazione mediante un basamento perimetrale continuo (detto pulvino) per una migliore ripartizione del carico. Ha un’altezza di 84 metri rispetto al punto più depresso dei paramenti e, se riempita fino alla quota massima di regolazione, consente di invasare un volume utile di 100 milioni di m3.
Il coronamento diga, posto a quota 176 m s.l.m. e lungo 200 metri, è percorribile da autoveicoli. Lo sbarramento è attraversato, al suo interno, da una rete di cunicoli di ispezione che, addentrandosi anche nella roccia d’imposta, hanno consentito gli interventi di realizzazione dello schermo di impermeabilizzazione.
Opere di scarico
La portata massima complessiva di acqua che può essere smaltita da tutti gli scarichi è di 2.435 m3/s e pertanto, considerato l’effetto di laminazione dell’invaso (cioè dell’acqua aggiuntiva nel serbatoio quando il livello oltrepassa la soglia sfiorante), la diga può controllare una piena che supera i 3.000 m3/s.
Scarico di superficie:
La diga è sormontabile soltanto nella sua parte centrale, presso uno scarico ricavato al di sotto della strada di coronamento. Lo scarico è costituito da 6 soglie libere, delimitate da setti laterali, che si raccordano, con un opportuno profilo, alle sei corsie dello scivolo. Questo convoglia le acque alla vasca di dissipazione, posta al piede dello scarico, dove è dissipata la notevole energia delle acque scaricate prima di essere rilasciate nell’alveo del fiume San Leonardo. Alla quota di massima ritenuta lo scarico di superficie può sfiorare una portata di 1.935 m3/s, con una lama d’acqua sfiorante di 5,50 m di spessore scorrente al di sotto della strada di coronamento.
Scarichi sussidiari (o di mezzofondo) in corpo diga:
Nel corpo diga sono inseriti due scarichi sussidiari, che, attraverso due torri circolari di imbocco, del diametro di 4,50 m, addossate al paramento di monte nella parte centrale della diga, si raccordano a due specifici condotti del diametro di 2,30 m, muniti di valvole di intercettazione e regolazione. Tali condotti attraversano la struttura sboccando nella vasca di dissipazione con una capacità di scaricare ciascuno 125 m3/s sotto il carico massimo.
Scarico di fondo in sponda sinistra:
L’imbocco è posto nella torre di presa, è costituito da una galleria del diametro di 4,50 m e della lunghezza di 180 m. La galleria riduce il suo diametro fino e 1,5 m fino al tratto blindato in cui è intercettata da una coppia di paratoie piane necessarie per l’apertura e chiusura dello scarico. La portata massima rilasciata a valle dallo scarico di fondo è di 250 m3/s.
Opere di derivazione
Nel lago, in prossimità del corpo diga, si trova la torre di presa, dove sono alloggiate 4 bocche di presa, a differenti quote per consentire il prelievo dell’acqua di migliore qualità (fino ad una quota minima di prelievo 131,50 m s.l.m.). Le condotte di presa, con apparecchiature di intercettazione e regolazione, immettono l’acqua nella galleria di derivazione. La galleria con una sezione circolare di 2,10 m diametro e uno sviluppo di circa 1 km all’interno della sponda sinistra, funziona in pressione e sbocca all’uscita della gola del San Leonardo, a quota 110 m s.l.m..
Da questa sezione originano le opere di utilizzazione: l’Adduttore Ovest, che trasporta l’acqua dell’invaso ai comprensori irrigui compresi tra Termini Imerese e Villabate ed integra l’approvvigionamento idropotabile del Comune di Palermo; l’Adduttore Est, che fa fronte alla domanda irrigua dei territori costieri sino in agro di Cefalù. Complessivamente il sistema, nel giorno di massimo consumo, è in grado di prelevare dal serbatoio 8.470 l/s, destinandone 5.800 l/s all’Adduttore Ovest (irriguo 3.600 l/s, potabile 2.200 l/s) e 2.670 l/s all’Adduttore Est.
Lavori
Dopo un precedente progetto del 1969, che prevedeva la realizzazione di una diga a cupola, venne redatto un nuovo progetto per una diga ad arco gravità, approvato nel 1978, nella sua versione finale, dal Consiglio Superiore del Lavori Pubblici. I lavori proseguirono fino al 1982, quando dovettero essere sospesi per la mancanza dei fondi necessari alla maggiore spesa derivante dalla rimodulazione progettuale. Soltanto nel 1988 fu possibile riprendere i lavori, che furono completati nel 1992. Le operazioni di collaudo sono ancora in corso.
Data aggiornamento: 05/01/2022